Assiolo e Civetta

I primi giorni di ottobre 2006 hanno preso il volo gli ultimi assioli, che erano stati ricoverati in quell’anno, presso l’Ospedale per la Fauna Selvatica gestito dalla LIPU in collaborazione con la Provincia di Campobasso (chiuso il 30/03/2013 per mancanza fondi).  Tredici di questi piccoli rapaci notturni hanno ritrovato la libertà dopo essersi imbattuti in gatti, autoveicoli e sostanze tossiche.

L’Assiolo (Otus scops) è il più piccolo rapace notturno che nidifica nella nostra regione preferendo cavità di alberi o anche di edifici in pietra, soprattutto nei centri storici. Misura appena 20 centimetri di altezza con un peso che può oscillare dai 60 ai 135 grammi e si nutre soprattutto di insetti tra i quali, particolarmente graditi sono cavallette, coleotteri e falene. Il colore varia dal grigio al bruno-rossiccio mentre sulla testa sono presenti due “ciuffi auricolari”, ben evidenti quando l’esemplare è “a riposo” ma che vengono abbassati quando è in attività o in allarme. La popolazione di questa specie in Italia è stimata in 5000-11.000 coppie ma proprio in questi giorni la maggior parte degli esemplari di questa specie (fanno eccezione le isole ed il Lazio) lasceranno il suolo italiano per ritornare nel continente africano dove trascorreranno l’inverno.

Le nostre notti, fino alla prossima primavera, sembreranno più silenziose senza quella caratteristica breve nota fischiata “chiùu” ripetuta ad intervalli regolari e che da molti viene erroneamente attribuita alla Civetta.

La Civetta (Athene noctua), invece,  è un rapace notturno di dimensioni di poco superiori a quelle dell’Assiolo (è alta 21-23 centimetri) rispetto al quale è anche più robusta. Il colore del suo piumaggio è bruno con una densa “sgocciolatura” fulva e con macchie bianche, mentre la nuca è completamente priva di “ciuffi auricolari”. Il richiamo più comune della Civetta è uno squillante e miagolante “quì-uu”. A differenza dell’Assiolo, la Civetta si nutre principalmente di roditori. La popolazione di questa specie in Italia è stimata in 7-8 volte maggiore di quella dell’Assiolo. Nidifica soprattutto in cavità di tronchi, cascinali, fienili ed altri tipi di edifici in pietra. Le popolazioni locali possono spostarsi in caso di innevamento prolungato ma è una specie presente tutto l’anno.

Le minacce che queste due specie devono affrontare sono molteplici: distruzione, trasformazione e frammentazione degli habitat rurali, taglio indiscriminato dei filari alberati e dei grandi alberi; diminuzione dei prati-pascoli, ristrutturazione di edifici nel periodo riproduttivo, diminuzione della disponibilità di cavità-nido, uso di pesticidi, inverni con gelo e innevamento persistenti o primavere particolarmente fredde e piovose, impatto con cavi aerei, vetrate e veicoli in transito, uccisioni illegali, predazione da gatti domestici.

Ma i rapaci notturni sono spesso le vere “vittime” anche di credenze e leggende popolari che ingiustamente le additano come “portatrici di sventure”, “presagi di morte” e chi più ne ha più ne metta.

Ricordo uno dei tanti nidiacei di Civetta ricoverato presso il nostro Centro per la Fauna Selvatica dopo alcuni giorni dalla sua inaugurazione (giugno 2001). Fu salvato da un passante che l’aveva visto bastonare ripetutamente con una scopa da una signora che lo accusava della morte del marito. Il piccolo di Civetta presentava un lieve trauma cranico, diverse contusioni ed era in evidente stato di shock ma è stato curato e liberato dopo alcuni mesi dal suo ricovero.

Da allora sono passati molti anni ma le telefonate di persone “terrorizzate” da questi piccoli ed indifesi rapaci continuano, come se la loro mente vivesse ancora negli anni bui del medioevo mentre nelle loro  mani passano ormai le monete da 1 euro. Se invece ci fermassimo un po’ ad osservare la realtà noteremo che, proprio su quelle monetine, la Grecia ha scelto di raffigurarvi una Civetta, portatrice di fortuna e simbolo della dea Athena.  E soprattutto scopriremo che le Civette emettono richiami per segnalare il proprio territorio, per attirare la femmina, per mantenere un contatto con il partner e per tanti altri svariati motivi che non riguardano l’uomo perché, anche se molti lo vorrebbero, non siamo al centro del mondo !

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Due specie a confronto