Cardellino e Fringuello

Il periodo che va dall’inizio dell’autunno fino alla primavera inoltrata è quello più “delicato” per la fauna selvatica che, con la diminuzione delle ore di luce e con l’abbassarsi delle temperature, deve attivare vere e proprie “strategie” di sopravvivenza per procacciarsi il cibo e per superare il rigido inverno.

A queste difficoltà naturali, però se ne aggiungono altre di carattere umano e che, in verità, di “umano” hanno ben poco: la cattura di uccelli tramite reti o appostamenti presso i nidi, ovvero l’uccellagione.

Lo scopo di tali crudeltà è quello di procurarsi uccelli canori, da tenere in gabbia o da utilizzare per la riproduzione, tramite l’utilizzo di reti e l’impiego di “richiami vivi” (tutte attività illegali). I “richiami vivi” sono esemplari che vengono imprigionati in minuscole gabbiette colme di escrementi, prive di acqua, spesso mutilati per impedirne il volo e/o resi ciechi per “facilitarne” il canto e a cui viene affidato l’ingrato compito di attirare altri individui. Quelli più “fortunati” (poiché sono sopravvissuti alle torture) vengono legati con delle speciali imbracature proprio alla rete che servirà per intrappolarne altri! Dopo ore di agonia appesi alle reti, i “freschi di cattura”  che sopravvivono, dovranno affrontare una lunga detenzione ammassati in minuscole gabbie poste al buio di umidi e sporchi scantinati. Alcuni di essi verranno venduti rapidamente a bassissimo prezzo, perché solo 1 su 10 riuscirà a sopravvivere all’incauto acquirente che spesso non sa di commettere anch’esso un reato (sia per l’acquisto che per il possesso). Gli esemplari che dimostreranno di avere più resistenza e adattamento, e che sono stati selezionati perché hanno un “buon canto”, dopo circa due settimane di buio potranno vedere la luce anche se dovranno superare un ulteriore prova: resistere alla voglia di tornare liberi! Molti infatti tentano la fuga attraverso le sbarre con l’unico risultato di procurarsi ferite alla testa, al becco, spezzarsi le penne o morire incastrati. I maschi che dopo tante “cure” (leggere torture) avranno perso la voglia di cantare, verranno accecati dai loro carcerieri per “migliorarne” il canto. Tutti questi uccelletti hanno però molto spesso un passaggio finale comune: quello di essere venduti ai vari mercatini che alimentano il giro di denaro della criminalità organizzata. Qui diversi Cardellini ma anche Fringuelli, Verzellini e tanti altri passeriformi alimentano le insane voglie di collezionisti, degli organizzatori di gare canore, degli allevatori e dei privati che non sanno (o fanno finta di non sapere) che oltre alla cattura è vietata anche la detenzione e la commercializzazione della fauna protetta: i reati vanno da furto allo Stato alla ricettazione, dal maltrattamento all’uccisione di animali.

In questi ultimi mesi del 2006, come ormai da anni,  la nostra regione è stata coinvolta da tali incivili attività che provocano danni irreversibili al già compromesso patrimonio naturale e avifaunistico, che ricordiamo viene tutelato anche dalle normative comunitarie ed internazionali.

All’Ospedale per la Fauna Selvatica, gestito dalla LIPU in collaborazione con la Provincia di Campobasso(chiuso dal 01/04/2013 per mancanza fondi), sono giunti recentemente (autunno 2006) una cinquantina di Cardellini (Carduelis carduelis) oggetto di sequestro. In soli due giorni  il Corpo Forestale dello Stato ed i Carabinieri hanno potuto denunciare diverse persone per i reati previsti dalla Legge 157/92 (caccia con metodi illegali a specie protette) e dalla Legge 189/2004 (maltrattamento animali). Di questi circa 30 Cardellini sono tornati liberi  mentre altri sono in attesa di guarire dalle ferite inferte da questa crudeltà.

Anche in Gran Bretagna vi era l’usanza diffusa e crudele di imprigionarli per la loro bellezza ed il canto ma questa per fortuna terminò già verso la fine dell’800. Il nome Cardellino deriva dalla sua abitudine a nutrirsi di semi di Cardo anche se non disdegna insetti e altri semi/bacche. Il fatto di non venire punto dalle spine del Cardo, lo fece associare alla corona di  spine di Gesù Cristo crocifisso al quale si dice abbia provato a “togliere” una spina macchiandosi la testa di rosso. Per tale motivo, diversi pittori del Rinascimento come Raffello e Leonardo Da Vinci, lo inserirono nelle raffigurazioni della Madonna con il Bambino ad indicare la triste sorte che sarebbe toccata a Gesù. Questo uccellino di circa 15 grammi e 12 centimetri di lunghezza è stato anche fonte di ispirazione per i compositori: il Concerto n.3 di Antonio Vivaldi è ricchissimo di trilli ed è conosciuto con il nome “Il Cardellino”.

Un altro piccolo uccello canoro vittima anch’esso delle catture illegali è il Fringuello (Fringilla coelebs). Il nome coelebs significa celibe e gli è stato attribuito per l’abitudine dei maschi e le femmine a formare (talvolta) stormi separati durante l’inverno. Misura poco più di 14 centimetri di lunghezza e raggiunge i 20-25 grammi di peso. Il maschio si riconosce per avere un “casco” grigio-bluastro sulla testa mentre la restante parte ed il petto sono brunastri. La sua alimentazione è simile a quella del Cardellino.

Per impedire che ci privino di queste bellissime e gioiose creature (ricordiamo che per la Legge la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e quindi di tutti)  invitiamo chiunque sia testimone di catture o uccisioni ad avvertire tempestivamente il Corpo Forestale dello Stato al numero telefonico 1515 ed i Carabinieri al numero telefonico 112.

Divulgate a conoscenti e famigliari quest’articolo in modo che tutti sappiano che difendere il nostro patrimonio naturale è un dovere ma anche un diritto di tutti e di ciascuno di noi. Solo così potremmo continuare a gioire di quei trilli e canti senza l’angoscia che l’egoismo e la crudeltà di qualcun altro ce ne possa privare!

©  Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Due specie a confronto