Indennità natura

I piani di sviluppo rurale 2007-2013 e la biodiversità

 La LIPU ha presentato il 7 maggio a Bruxelles il dossier “PSR 2007-2013 e biodiversità - valutazione del ruolo dei PSR (Piani di sviluppo rurale) nel raggiungimento dell’obiettivo di fermare il declino della biodiversità entro il 2010” nell’ambito di un’iniziativa organizzata da BirdLife International e RSPB (Royal Society for the protection of birds) sul tema dello sviluppo rurale nell’Unione europea e la tutela della biodiversità.

Il dossier (interamente scaricabile sul sito web http://www.lipu.it/) analizza e confronta le priorità ecologiche nazionali e regionali con le misure adottate nei PSR realizzati dalle 21 regioni italiane e suggerisce alcune modifiche migliorative. Dallo studio emerge che habitat e specie di grande importanza europea non vengono tutelati dai piani regionali nel nostro Paese, anche se la situazione è molto diversa da regione e regione, con punte di eccellenza e altre situazioni invece molto carenti dal punto di vista dell’attenzione verso la tutela della biodiversità, intesa come varietà di habitat naturali e seminaturali e di specie selvatiche animali e vegetali (esclusa la biodiversità agricola, ossia le varietà vegetali coltivate e le razze animali allevate). Gli ambienti minacciati e protetti dall’Unione europea, e le specie di uccelli che vi nidificano, non hanno protezione e sostegno dalle misure dei PSR regionali di alcune regioni del Sud (compreso Molise). Inoltre, sette regioni italiane (soprattutto del Sud e compreso il Molise) non hanno inserito alcuna misura per la tutela di habitat preziosi per la biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici.

Solo quattro Regioni hanno attivato le indennità Natura 2000, utili per indennizzare gli agricoltori dei mancati redditi e costi aggiuntivi derivanti dall’applicazione delle misure di conservazione nei siti di rete Natura 2000 (SIC/ZSC e IBA/ZPS).

 “Rispetto al periodo precedente - fa notare Patrizia Rossi, responsabile Agricoltura LIPU - l’attenzione verso la biodiversità è migliorata, tuttavia solo una piccola percentuale dei fondi dei PSR italiani sono destinati a misure dedicate in modo esplicito alla conservazione della biodiversità, mentre troppe sono le misure generiche che occupano gran parte del bilancio senza portare vantaggi significativi all’ambiente”.

Tra gli elementi negativi che emergono dal rapporto, i fondi destinati a misure contenenti interventi (oggettiva- mente certi) favorevoli alla biodiversità agricola e forestale, pari a circa 1 miliardo di euro, rappresentano solo il 5% delle risorse nazionali. Mentre i fondi attribuiti a misure potenzialmente dannose per la biodiversità rappresentano oltre il 16% del budget (2,9 miliardi di euro).

Tra gli elementi positivi: alcune regioni hanno proposte molto promettenti come il ritiro dei seminativi dalla produzione per finalità ambientali, la gestione dei prati per finalità faunistiche, impegni aggiuntivi a favore delle risaie. “La novità più importante  è l’esclusione dei prati stabili e dei pascoli dalle superfici da rimboschire, ambienti, questi, strategici per la tutela della biodiversità. Anche se quasi tutti i PSR prevedono poi il rimboschimento dei terreni a riposo e di quelli in fase di rinaturalizzazione”.

Confrontando le misure contenute nei PSR, le priorità ecologiche regionali definite in base allo stato attuale della biodiversità e le azioni prioritarie da mettere in atto al fine di bloccare la diminuzione della biodiversità del nostro Paese, il PSR del Molise (insieme a quelli di altre 7 regioni) è stato valutato insufficiente ad affrontare le sfide ambientali regionali e quindi nel proteggere la biodiversità.

Le priorità ecologiche definite per la nostra regione sono:

- il mantenimento di un’agricoltura estensiva nelle aree montane svantaggiate che permetta di conservare i prati da sfalcio e i pascoli, fondamentali per la sopravvivenza di varie specie di Rapaci e di Ortolano, Averla piccola, Averla capirossa, Calandro e Tottavilla. Nel PSR non ci sono misure per la conservazioni di prati stabili e pascoli. La misura 211 non contiene condizioni che favoriscano il mantenimento di un’agricoltura estensiva;

- la diminuzione della pressione dell’agricoltura intensiva nelle zone più vocate di pianura mediante il ripristino di habitat naturali. Nel PSR c’è un’azione nella 214 e 216 per siepi, filari, laghetti, fasce tampone e solo nella 216 per ripristino zone umide (no corrispondenza con 214);

- il miglioramento della struttura ecologica dei boschi esistenti a vantaggio di specie rare come il Picchio dorsobianco. Nel PSR ci sono alcuni interventi nelle misure 122 (conversioni di boschi cedui in alto fusto, l’arricchimento della diversità specifica, trasformazione di popolamenti artificiali per favorire lo sviluppo di specie autoctone), nelle misure 227 (sfolli in giovani impianti, diradamenti eseguiti in fustaie, avviamento all’alto fusto di cedui invecchiati, disetaneizzazione di fustaie coetanee, ricostituzione di aree aperte all’interno dei boschi).

Come si può migliorare il nostro PSR?

- aumentare i fondi destinati all’Asse 2 (attualmente pari al 39%). In particolare, aumentare i fondi destinati alle misure 214, 216 e 227 che attualmente ammontano solamente al 10,8%;

- inserire una misura agroambientale per il mantenimento/recupero di prati stabili e pascoli, sia con finalità produttive che esclusivamente faunistiche;

- inserire condizioni alla misura 211 che impediscano la conversione dei prati stabili in altre colture e limitino le indennità ai soli sistemi produttivi estensivi;

- inserire una nuova azione agroambientale in collegamento con gli interventi della misura 216 al fine di compensare i costi aggiuntivi e i mancati redditi, in particolare relativi alle zone umide;

- incentivare anche interventi destinati ad incrementare la biomassa forestale morta e incentivare anche interventi destinati ad incrementare la biomassa forestale morta e il sottobosco;

- attivare la misura 225.

Per gli uccelli, per la natura, per la gente

 

 

 

 

 

 

Il sito della LIPU del Molise

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”