NO NUKE

Problemi e rischi del nucleare

Dalle associazioni ambientaliste italiane arriva una condanna unanime all’intesa tra Italia e Francia per la creazione di nuove centrali nucleari. Il Presidente della LIPU, Giuliano Tallone, su questa ipotesi ha dichiarato “il nostro Paese, ricco di biodiversità e di paesaggi che tutto il mondo ci invidia, ha bisogno di una politica di risparmio energetico, di sviluppo dell’energia solare e di un migliore utilizzo della produzione elettrica installata, non di infrastrutture inutili”. Il direttore di Greenpeace Italia ha commentato così l'accordo tra Berlusconi e Sarkozy: "Il nucleare è una fonte costosa, rischiosa e basata su una risorsa, l'uranio, molto limitata. Una scelta scellerata che serve solo a pochi interessi di un settore che il mercato ha già bocciato". Il Governo continua, infatti, a parlare di nucleare anche se ha appena firmato accordi europei vincolanti secondo i quali l’Italia dovrà raggiungere la quota del 35% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020 (oggi siamo appena al 16%). Il nucleare quindi non farà altro che sottrarre risorse allo sviluppo delle fonti rinnovabili. Inoltre il mancato raggiungimento della quota accordata porterebbe ad una nuova procedura d'infrazione davanti alla corte Europea e quindi ad ulteriori costi sulle spalle degli italiani. Ma si tratta solo di questo? Purtroppo no. I problemi ed i rischi di un ritorno al nucleare sono tanti e di ordine politico, economico, ambientale, sociale e sanitario. Esaminiamone alcuni:

- Calpestato il referendum del 1987: tre quarti degli italiani votò per far uscire l’Italia dal nucleare dopo la tragedia di Chernobyl grazie al diritto di espressione dato dal referendum. Oggi quella volontà è stata calpestata! Il Governo ha cercato di definire (ridefinire) il “corretto” significato giuridico di quel voto che secondo i giuristi “non vieta il nucleare nel nostro Paese”.

- Smaltimento delle scorie ancora presenti: dopo il referendum chiusero 3 centrali, una venne riconvertita, iniziò lo smantellamento e lo smaltimento delle scorie. Recentemente il ministro Scajola ha concesso di trasportare in Francia 235 tonnellate di combustibile nucleare irraggiato, che ancora era in stoccaggio in Italia, permettendo di scaricarne i costi sulle bollette degli italiani.

- Maggiore indipendenza energetica? No, poiché la tecnologia ed il combustibile saranno importati.

- Evitare nuovi Black out energetici? Le cause dei black out sono da addebitarsi, secondo i maggiori quotidiani, al mancato utilizzo delle centrali esistenti nel nostro Paese, e al conseguente sovraccarico di richiesta verso la Francia. È paradossale quindi ipotizzare di tornare al nucleare, di costruire nuove centrali e di consumare di conseguenza nuovo territorio invece di favorire il risparmio energetico, l’energia solare ed un uso più oculato delle risorse.

- Combustibile in esaurimento: l’Uranio è l’elemento più utilizzato ma per esserlo deve essere “arricchito” consumando notevole quantità di energia. L’Italia non possiede giacimenti di Uranio e quindi dipende totalmente dall’estero. Le riserve conosciute nel mondo sono molto limitate e con il consumo attuale non dureranno oltre i 50 anni. L’80% delle miniere si trovano in 6 paesi che rischiano molto, dalle contaminazioni alla guerra/sfruttamento per gli approvvigionamenti. Il prezzo dell’Uranio è destinato a crescere, secondo la chimica svizzera Isabelle Chevalley solo negli ultimi 7 anni è aumentato di 10 volte.

- Costi elevati: una centrale costa dai 4 ai 5 miliardi di euro e per ciascuna di essa lo Stato utilizzerà denaro pubblico. Saranno i cittadini italiani a dover ammortizzare i costi per i quali si stima che occorreranno circa 50 anni. Inoltre come ha dichiarato Carlo Rubbia, premio nobel per la fisica nel 1984,  “Non è vero che con il nucleare la bolletta sarà più leggera”.

- Produzione di CO2: produrre energia atomica significa continuare a produrre anidride carbonica dall’estrazione e preparazione del combustibile all’arricchimento e gestione dell’uranio senza considerare lo smantellamento, il trasporto e il riprocessamento del combustibile esausto. Secondo uno studio condotto in Olanda, la sola estrazione e preparazione del combustibile nucleare consumerebbe tanta energia fossile che l’emissione di CO2 è quella di un equivalente ciclo combinato alimentato a gas naturale.

- La tecnologia EPR (centrali di terza generazione) costosissima e pericolosa! Nessun impianto è in funzione, esistono solo due cantieri: uno in Francia e uno in Finlandia. In quest’ultimo i costi effettivi a metà della costruzione hanno già superato del 50% il budget. L'autorità di sicurezza nucleare finlandese ha riscontrato 2100 non conformità nel corso della costruzione. In caso di incidente la fuoriuscita di radiazioni sarebbe molto consistente (lo affermano alcuni documenti di natura industriale): la quantità di particelle radioattive sarebbe il quadruplo di quelle con i reattori attualmente in uso, la produzione di iodio 129 sarebbe di 7 volte superiore mentre il cesio 135 e 137 di 11 volte. Dove è la maggiore sicurezza?

- Contaminazione radioattiva: le scorie radioattive vengono smaltite senza scrupoli sia in patria che nei luoghi di estrazione spesso finendo tra il materiale utilizzato nell’edilizia o tra i rifiuti (vedere la puntata di Report sul nucleare). Non esiste nessuna soluzione per le scorie radioattive, negli anni passati, grandi quantità di queste sono già finite nelle profondità dell’Oceano Atlantico ma anche lo stoccaggio sottoterra è pericolosissimo. Ogni irradiazione comporta un rischio cancerogeno e genetico. Guasti ai reattori con persone esposte ad altissimo rischio di tumori, pochi posti di lavoro e altamente pericolosi, la Francia registra ogni anno una media di 115 “anomalie” nell’industria nucleare (di quelle rese note) che, anche se più rassicuranti rispetto agli “incidenti” poiché viene affermato che “non c’è alcun impatto per l’ambiente”, non sono affatto innocue: in una sola di queste “anomalie“ sono stati contaminati cento operai! E in caso di incidente?

Davanti ad una scelta del governo così insensata si è ricostituito il comitato “No Nuke” a cui hanno aderito centinaia di personalità del mondo scientifico, politico, della cultura e dell’ambientalismo ma anche tanti cittadini e che ha già pubblicato un manifesto informativo che potete leggere al link  http://www.aamterranuova.it/view_printer.asp?ID=2557. Intanto facciamo sentire il nostro No al nucleare in Italia e a Termoli firmando le petizioni e i documenti contro il nucleare, una la troviamo al link http://reazioneantinucleare.it/

Per gli uccelli, per la natura, per la gente

 

 

 

 

 

 

Il sito della LIPU del Molise

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”