Scrigni di biodiversità:

ovvero le ZPS, i SIC e le IBA

Sempre più spesso gli amministratori locali si trovano a dover affrontare un “nemico invisibile” che, a loro dire,  ostacolerebbe lo sviluppo economico del paese. Sono le IBA, le ZPS, i SIC… tante sigle a cui molti non riescono a dare un significato se non quello di “vincoli, impedimenti, imposizioni, ecc.”. La paura invece non è altro che dettata dalla scarsa conoscenza del loro significato e del loro potenziale come risorsa unica e preziosa per il nostro territorio. Tutte queste sigle non sono altro che “un’opportunità per il futuro di molte regioni che non significa limitazione delle attività, se queste sono ambientalmente sostenibili e non incidono sull’integrità dell’area o sulla conservazione delle specie e degli habitat”.

La Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE), approvata dagli Stati Membri dell’Unione Europea nel 1979, è la prima legislazione comunitaria dedicata alla conservazione degli uccelli in quanto le popolazioni di uccelli d’Europa rappresentano un bene comune che non può essere circoscritto dai confini nazionali. In Europa, il 95% delle aree importanti per l’avifauna sono situate in zone abitate. La conservazione dell’avifauna quindi dipende da un’adeguata gestione delle aree rurali e non solo dalla creazione di riserve naturali vincolate. Occorre pertanto una corretta conservazione e gestione delle popolazioni degli uccelli selvatici e dei loro habitat. Per questo motivo sono state istituite le ZPS (zone di protezione speciale) come strumento per proteggere le 181 specie più minacciate d’Europa nonché le specie migratrici in generale. Un sito, per essere designato come ZPS, deve ospitare un certo numero di uccelli minacciati tale da renderlo d’importanza internazionale per la conservazione. Le ZPS sono raggruppate in una rete detta “Natura 2000” che implica la redazione di appositi piani di gestione che devono bilanciare in modo appropriato gli interessi economici, sociali ed ecologici in un’ottica di sviluppo sostenibile.

Nel 1992, a completamento della Direttiva “Uccelli”, gli Stati Membri dell’UE hanno approvato all’unanimità la Direttiva “Habitat” (92/43/CEE) che promuove la protezione del patrimonio naturale della Comunità Europea. Le aree caratterizzate da elevata biodiversità, ossia ricche di specie vegetali ed animali ormai rare o  minacciate, che devono essere adeguatamente conservate vengono proposte come SIC (siti di importanza comunitaria). La Commissione Europea seleziona, in accordo con gli Stati Membri, la lista dei SIC che andranno anch’essi a fare parte della Rete “Natura 2000”.

La gestione e la conservazione della Rete Natura 2000 richiede importanti investimenti e molte opportunità finanziarie sono a disposizione (LIFE, Fondi strutturali, Leader, Interreg, Fondi di Coesione CE, Politica Agricola Comune, ecc.). Costituiscono inoltre nuove opportunità di sviluppo rurale attraverso l’introduzione di “marchi di qualità ambientale” per prodotti locali (formaggi, miele, vino, olio, ecc.) e di sviluppo turistico. In poche parole la Rete Natura 2000 crea e diversifica le opportunità occupazionali con attività compatibili e spesso remunerative. Un unico esempio per tutti: gli agricoltori i cui terreni ricadano in SIC o ZPS,  a cui viene data una priorità dai Piani di Sviluppo Rurale rispetto ai terreni che non ricadano nelle aree della Rete Natura 2000, possono usufruire di specifici finanziamenti per l’implementazione di pratiche a minor impatto o addirittura per mantenere e ripristinare habitat naturali o elementi di naturalità all’interno delle aree agricole. 

Nel territorio della nostra Comunità Montana sono presenti 13 SIC distribuiti in diversi Comuni che ricadono quasi tutti in un’IBA (Area importante per gli uccelli). Il programma IBA, basato su criteri ornitologici applicabili su ampia scala, ha portato all’individuazione di migliaia di siti su scala mondiale. Una zona viene individuata come IBA se ospita percentuali significative di popolazioni di specie rare o minacciate, oppure se ospita eccezionali concentrazioni di uccelli di altre specie.

Il sistema delle IBA è stato riconosciuto dall’Unione Europea come riferimento tecnico vincolante per la designazione delle ZPS ed in Italia è costituito da 172 siti che coprono un’area terrestre complessiva di circa 5.000.000 di ettari. Al 31 dicembre 2001, il 55% dell’area complessiva delle IBA risultava già designata come ZPS. Questo sistema individua le aree a maggior valore ornitologico ed ospita la maggior parte delle popolazioni di specie coloniali, rare o legate a particolari habitat. Anche le specie a distribuzione diffusa sono ben rappresentate all’interno di questa rete che abbraccia tutte le maggiori tipologie ambientali dell’Italia. Al programma IBA hanno collaborato le associazioni non governative che fanno parte di BirdLife International ed in Italia è stato curato dalla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli).

I siti Natura 2000 non sono aree protette nel senso tradizionale, non hanno i vincoli delle Riserve o Enti gestori ma devono essere gestite in funzione della conservazione della biodiversità, in particolare delle specie e degli habitat per i quali sono stati designati. Sono quindi penalizzate tutte quelle attività suscettibili di impatti negativi sul sito o sulle specie, come ad esempio le Centrali eoliche e gli Elettrodotti. Una corretta gestione di questi siti prevede la realizzazione di Valutazioni di incidenza e di impatto ambientale per qualsiasi attività che potrebbe avere ripercussioni negative su habitat e specie.

Ogni Comune ha quindi il dovere di custodire questi scrigni di biodiversità che costituiscono il patrimonio naturale della collettività locale, comunitaria ed internazionale.

Per gli uccelli, per la natura, per la gente

 

 

 

 

 

 

Il sito della LIPU del Molise

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”