Verso uno sviluppo più sostenibile!

Migliorare il nostro tenore di vita solamente sulla base di misure economiche del nostro benessere e della nostra felicità è un approccio limitativo e limitante.

La qualità della vita delle persone deve necessariamente essere considerata come l’integrazione di fattori economici, sociali ed ambientali e non come settori separati che partono dal presupposto che un’economia sana porti automaticamente ad una società sana ed un ambiente sicuro.

L’approccio per settori separati ha portato solo a miglioramenti nel breve periodo ed ha lasciato le questioni riguardanti al futuro a coloro che lo vivranno. Con questo approccio l’ambiente viene  considerato come una cosa di lusso che va tutelato solo se ci sono le risorse economiche per farlo e le responsabilità collettive vengono offuscate dai diritti individuali.

Ora le cose stanno cambiando:

il concetto di sviluppo sostenibile (1987) come “sviluppo che risponde alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie” è stato superato in quanto tale concetto si riferisce solo alla specie “uomo” senza considerare le interazioni tra questa ed il resto del mondo.

Lo sviluppo sostenibile è stato definito (1991) come uno sviluppo che permette il soddisfacimento dei bisogni ma solo nei limiti dati dalla capacità di carico degli ecosistemi che lo sostengono, introducendo quindi due termini molto importanti: “ecosistemi” e “capacità di carico”.

Lo sviluppo sostenibile in tutte le decisioni tiene quindi conto dell’ambiente e delle sue capacità di sostenere l’attività umana trovando un equilibrio tra l’importanza dei diritti individuali e le responsabilità collettive e guardando sia i bisogni del presente che a quelli delle generazioni future cercando inoltre di evitare problemi in futuro con azioni del presente.

Questo nuovo approccio considera le questioni economiche, sociali e ambientali interconnesse e le affronta in modo integrato per raggiungere soluzioni durature basate sull’armonia grazie all’utilizzo delle conoscenze di persone con diverse competenze (economista, naturalista, sociologo, ecc.).

Se ci chiediamo il perché dobbiamo affrontare e guardare le cose in questa nuova ottica la risposta può essere trovata semplicemente immaginando un  luogo in cui stia iniziando un processo di desertificazione: il problema potrebbe essere ambientale (erosione, mancanza di pioggia, disboscamento, distruzione degli habitat) ma, invece, sarà anche un problema economico (la popolazione non potrà coltivare e quindi alimentarsi e/o produrre) e sociale (la popolazione non potrà vivere in modo dignitoso e quindi dovrà emigrare). Pertanto, per risolvere un problema di questo tipo sarà necessario cercare i legami tra questi tre aspetti e trovare delle soluzioni che tengano conto di tutti e tre.

I problemi globali (quelli che riguardano l’intero pianeta) hanno una o più cause locali ed è quindi necessario riconoscere queste cause e trovare delle soluzioni a livello locale.

Uno dei problemi globali ormai riconosciuto e comprovato è la riduzione della biodiversità (cioè delle varie forme di vita sulla Terra) le cui cause sono diverse ma le principali consistono in:

· Alterazione e distruzione degli habitat;

· Introduzione di specie esotiche che rimpiazzano quelle esistenti sul territorio;

· Sfruttamento eccessivo delle risorse.

Il principale fattore responsabile del declino della biodiversità è l’alterazione e la distruzione degli habitat e se ogni Paese, Regione, Provincia, Comune, Quartiere, Famiglia, Cittadino decidesse di fare qualcosa per risolvere questo problema a livello locale, la somma delle varie azioni potrebbe dare un contributo importante alla sua soluzione a livello globale proprio come tante tessere di un unico puzzle!

Le autorità locali possono inoltre creare un Piano di Azione Locale per lo sviluppo sostenibile del XXI secolo grazie all’Agenda 21 locale a cui la LIPU partecipa attivamente in tutta Italia. Molti sono stati i progetti LIPU in questo ambito tra cui configurano anche quelli della creazione e valorizzazione di aree verdi urbane dal punto di vista ambientale e sociale ma che inevitabilmente valorizza il quartiere ed il comune anche dal punto di vista economico. Dato che la valorizzazione e la tutela dell’ambiente sono difficili da quantificare economicamente, molto spesso lo sviluppo sostenibile resta solo un bellissimo concetto che raramente le amministrazioni locali trasformano in azioni reali. L’ambiente è un settore che ancora pochi sentono proprio e quindi questa inadempienza rimane inosservata dai più. Tutelare e favorire la biodiversità, invece,  resta l’unica strada per assicurare un futuro anche alla specie uomo. 

© Autore Angela Damiano— Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

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